I nuovi stili di vita sono gli strumenti per poter cambiare la vita quotidiana e per influire sui cambiamenti strutturali che necessitano scelte di responsabilità da parte degli operatori sociali, politici ed economici.
Rappresentano quindi un potenziale delle persone per giungere ai grandi cambiamenti che migliorano la vita attraverso azioni e scelte prima personali e poi comunitarie, fino a giungere ai vertici del sistema socio politico.
Già l’enciclica Centesimus Annus del 1991 anticipa l’appello ai cambiamenti degli stili di vita: “Costruire stili di vita, nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti”.
Concretizzando: inquinare l’ambiente mediante la produzione di tanti rifiuti, consumare in maniera da distruggere la natura e far male anche alla salute dell’umanità, rifiutare i diversi e non impegnarsi per la giustizia… sono tra i tanti vecchi stili di vita che dobbiamo cambiare.
Quale potrebbe essere un vademecum da adottare a partire da questa giornata di sensibilizzazione?
Partiamo innanzitutto da un rinnovato rapporto con le cose che potremmo definire “consumo critico” da sostituire al consumismo che ci consuma: passare dalla smania di possedere le cose alla relazione di utilità, imparando a scegliere i prodotti che sono espressioni di rapporti giusti ed equi nel mercato del lavoro, a contatto con l’ambiente e con chi li usa.
Passare dalla dipendenza alla sobrietà che ci porta ad acquistare merci in funzione di bisogni reali e non indotti dalla macchina pubblicitaria.
Esempi virtuosi in questa direzione sono i temi del Commercio equo e solidale (un commercio internazionale che ha come obiettivo non il profitto, ma la lotta a sfruttamento e povertà), i cosiddetti Gruppi di Acquisto Solidale, formati da persone che decidono di acquistare collettivamente generi alimentari o di uso comune direttamente dai produttori, possibilmente locali e particolarmente quelli del riciclo e riuso che significano meno rifiuti, buon uso delle risorse, solidarietà con chi vive accanto, risparmio economico, educazione al consumo consapevole.
Il rinnovato rapporto con le persone richiama invece la ricchezza delle relazioni umane, fondamentale per dare sapore alla vita e per poter affrontare patologie sociali ancora più presenti nelle nostre città: la solitudine, emarginazione, povertà, disagio.
I nuovi stili di vita saranno allora improntati a rapporti interpersonali non violenti, di rispetto della diversità, di educazione all’alterità; disinnescare ogni forma di violenza, soprattutto quella verbale, privilegiare luoghi di incontro e di dialogo per riappropriarci della cittadinanza perché cresca il benessere umano che non si misura solamente con i soldi in tasca.
Ed ancora il nuovo rapporto con la natura che rimanda alla dimenticata responsabilità ambientale. In questo contesto l’accresciuta sensibilità verso i temi ambientali non è ancora sufficiente a preservare la vivibilità delle nostre campagne, del nostro mare della terra tutta.
La novità dello stile della nostra esistenza consiste nell’abbandonare la visione utilitaristica della terra: siamo chiamati tutti a passare al rispetto del creato, ad instaurare una relazione nuova con la “nostra madre terra”.
Potremmo sinteticamente raggruppare nelle 5 “R” i nuovi stili di vita a riguardo: Ridurre i rifiuti – Raccolta differenziata – Riutilizzare gli oggetti – Riciclare – Riparare anzichè gettare gli oggetti.
Accanto a queste quotidiani atteggiamenti e scelte aggiungiamo il Risparmio energetico, cammino fondamentale per la tutela dell’ambiente, l’uso responsabile dell’acqua, bene essenziale per l’umanità, tema su cui possono essere infiniti i suggerimenti: no ai rubinetti che gocciolano, o a quelli costantemente aperti, no a dosi eccessive di prodotti chimici aggressivi per la pulizia di stoviglie e casa (scegliere detersivi compatibili con l’ambiente può evitare l’inquinamento di fiumi e mari).
L’economia domestica della nonna è prodiga di consigli in merito. Come fa bene alle tasche e all’ambiente spegnere le luci quando non servono o non lasciare in stand-by gli apparecchi elettronici o sostituire lampade o impianti poco efficienti con impianti più efficienti.
Passare dall’indifferenza e dal menefreghismo alla responsabilità, alla solidarietà, all’educazione, al sentirsi parte, al celebre “mi interessa” sono i presupposti della rivoluzione silenziosa dei nuovi stili di vita che parte dal quotidiano e dal basso; un cambiamento a chilometro zero da quando ciascuno si alza al mattino a quando torna a dormire, il possibile nel quotidiano.
L’iniziativa viene promossa da:
Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro – Caritas diocesana – Ufficio Pastorale della Salute – Ufficio per la pastorale delle Migrazioni – Ufficio Pastorale Tempo Libero Turismo e Sport
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