Il cammino verso la pace prevede passi sul sentiero della nonviolenza e consente ai viandanti momenti di incontro che lasciano il segno. E’ quanto avvenuto in occasione della visita che i rappresentanti internazionali dell’IFOR (International Fellowship of Reconciliation) hanno voluto portare al progetto SPRAR “Accoglienza Casmenea” a Torre di Canicarao a Comiso.
“Abbiamo accolto con gioia questa richiesta da parte di Ifor – racconta Renato Meli, presidente della Fondazione San Giovanni Battista – perché crediamo nel dialogo, nell’ascolto e nei valori di pace che la nostra comunità diocesana rappresenta. Comiso è un luogo simbolo di pace e di incontro: la Pagoda della Pace confina con la nostra struttura e da qui vediamo i frutti della riconversione dell’ex base militare in un aeroporto civile. Come Fondazione viviamo il tema della Pace e della spiritualità come valori fondanti del nostro lavoro e del nostro vivere. “.
“Abbiamo presentato ai nostri ospiti – prosegue Alessandro Guastella, coordinatore del progetto SPRAR – le peculiarità del nostro sistema di accoglienza. Abbiamo notato un grande interesse da parte loro verso le figure professionali coinvolte nel lavoro di accoglienza e nei riguardi dei migranti per i quali cerchiamo di operare quotidianamente con professionalità e cuore”.
“L’IFOR-International Fellowship of Reconciliation – spiega Zaira Zafarana, rappresentante presso le Nazioni Unite di GInevra – è il più antico movimento per la pace a base spirituale. Sorto agli albori del primo conflitto mondiale, nel 1914, ha operato per la salvaguardia della vita umana, la sua dignità, contro la guerra, le discriminazioni e per il disarmo e la solidarietà”.
Nel corso dell’incontro, persone di almeno 30 nazionalità diverse hanno condiviso esperienze e poggiato le basi per progetti di collaborazione futura.
“Siamo rimasti emozionati dal modo in cui i ragazzi ospiti della struttura ci hanno accolto – prosegue Zaira – fin da subito. Era per noi importante non parlare, come spesso avviene, dei migranti, ma con i migranti. Questo termine non contraddistingue l’intera persona, ma solo la situazione temporanea del suo percorso di vita. Il ruolo dei centri SPRAR ci pare sia molto importante. Anzi, occorrerebbe dare maggiore sostegno agli operatori dell’accoglienza. Questo incontro ha offerto ai delegati internazionali dell’IFOR un’altra opportunità per conoscere la realtà locale della migrazione e dei numerosi sforzi per gestirla al meglio ponendo al centro la dignità degli individui”.