“Ciò che può sconfiggere la mafia è la normalità”.
Con questa affermazione Renato Meli, presidente della Fondazione San Giovanni Battista e direttore dell’Ufficio per la Pastorale sul lavoro della Diocesi di Ragusa, ha esordito nel corso del convegno “Agromafie e caporalato” tenutosi oggi presso l’Auditorium “Biagio Pace” di Comiso. Un modo significativo per avviare i lavori dell’incontro e portare alla platea i saluti del vescovo monsignor Giuseppe La Placa.
“Sono le persone normali – prosegue Meli – che possono avere la meglio sulle agromafie e sul fenomeno del caporalato. Persona normale era don Pino Puglisi che non cercava la morte, ma è diventato un eroe capace di incidere nelle coscienze di tanti ragazzi. La normalità è quella che testimonia oggi Giuseppe Antoci, tra i relatori del convegno, attraverso la sua vita lavorativa. Una vita che si è svolta nella normalità, una normalità che lo ha reso bersaglio della mafia.
Mi fa piacere ricordare che il mio compaesano Gesualdo Bufalino diceva che per sconfiggere la mafia occorre un esercito di maestri di scuola elementare. Persone capaci di formare le coscienze nel momento del loro massimo sviluppo.
Come Chiesa ci occupiamo di contrasto alla mafia e al caporalato: ascoltiamo tante persone che, prima di rivolgersi alle Forze dell’Ordine ci contattano per ricevere aiuto. Raccontano tutti di fenomeni di sfruttamento che purtroppo sembrano costituire la regola del caporalato”.
Ma oltre all’ascolto, sono in atto altre azioni concrete. Una di queste è custodita dal progetto “Nuove radici”.
“A giugno di quest’anno – conclude il presidente della Fondazione – abbiamo creato, attraverso questo nostro progetto, due imprese agricole che opereranno in terreni messi a disposizione dalla Diocesi in contrada Magnì. Queste imprese consentiranno ad alcune persone di avere un lavoro equamente retribuito e, come effetto correlato ma non secondario, di togliere mano d’opera da sfruttare ai caporali”.
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