La nostra voce per i diritti dei migranti

Siamo felici e grati per essere stati coinvolti in “VOCI”, il festival sui diritti promosso dal Comune di Ragusa – Assessorato alle Pari Opportunità, in collaborazione con la Camera di Commercio del Sud Est Sicilia e con il contributo dell’UNAR. La Fondazione, insieme con “Caritas” ,”Terre des Hommes” e “Proxima” ha portato la sua testimonianza sul tema dei diritti negati ai migranti.
“Lavoriamo in questo ambito – ha raccontato Renato Meli, presidente della Fondazione – da prima che nascesse il Piano nazionale asilo nel 2001. Il nostro impegno è da sempre volto all’inclusione dei cittadini stranieri e, dunque, siamo attentissimi al tema dei diritti da riconoscere e da rispettare. Il nostro obiettivo è rendere i nostri ospiti da subito cittadini attivi del luogo che li ospita, in particolare facendo attenzione al tema della conoscenza linguistica, del lavoro buono e della concreta possibilità di avere a disposizione una casa”.
A tal proposito ricordiamo il progetto sperimentale “Qualiforma” che ha formato oltre ottanta persone nel settore della ristorazione. “Ci siamo chiesti – prosegue Meli – quale fosse il bisogno reale delle imprese del territorio ed è emersa la necessità di mano d’opera in questo ambito. Ebbene tutti i corsisti hanno ottenuto una certificazione europea delle loro competenze e, soprattutto, hanno trovato un impiego regolare”.
Nel corso della meritevole iniziativa si è cercato di proporre idee per garantire sempre i diritti ai migranti. Nonostante l’impegno e i risultati, infatti, permangono criticità strutturali che rendono difficile il pieno esercizio dei diritti.
“Innanzi tutto – precisa Renato Meli – pensiamo all’idea del “Dare spazio”: per l’accesso all’abitare occorre superare la diffidenza dei locatori. L’assenza di garanzie e i pregiudizi ostacolano l’inclusione abitativa, anche quando sono previsti contributi economici. Il diritto all’abitare si scontra contro muri burocratici e sociali. Il diritto all’abitare è familiarizzare con un luogo, creare legami, percorsi, in base alle proprie possibilità.
Dunque “Dare diritti” perché spesso in tema di lavoro assistiamo alla mancanza di riconoscimento delle competenze. In vari settori permangono difficoltà linguistiche e registriamo una carenza di servizi per l’infanzia che limita la possibilità di occupazione delle madri.
Infine dobbiamo “Dare attenzione”, ovvero creare un reale sostegno alla genitorialità che superi la differenza culturale nei modelli educativi e l’assenza di strumenti di supporto che rendono complesso il ruolo genitoriale. L’esperienza dei nostri progetti racconta una verità semplice: i diritti non si garantiscono solo con le norme, ma con le relazioni, il tempo, la fiducia.
Per questo dobbiamo rafforzare la rete territoriale e investire in servizi di cura per l’infanzia per liberare il potenziale delle donne, promuovere la formazione professionale accessibile e mirata, superare la logica emergenziale dell’accoglienza. Dobbiamo costruire percorsi di lungo periodo fondati sull’autonomia e la partecipazione e creare percorsi educativi accessibili per i rifugiati.
Accogliere significa camminare insieme. Significa restituire alle persone la possibilità di costruire un futuro, di rimettere insieme i pezzi della propria storia, di sentirsi parte attiva della comunità. Accogliere non è solo avere un posto dove stare ma è una parte del processo di inclusione che richiede ascolto e creatività. I progetti della Fondazione San Giovanni Battista sono esempi concreti di come l’accoglienza possa essere un processo educativo, trasformativo e generativo per chi accoglie e per chi è accolto. Ma serve una responsabilità collettiva. Perché i diritti, per essere veri, devono essere condivisi, sostenuti, protetti ogni giorno. Serve un approccio alla migrazione consapevole e incentrato sui diritti umani”.
“Un punto da migliorare – ha concluso il presidente Meli – riguarda la dotazione di mediatori linguistici e culturali che dovrebbero essere a disposizione nei vari enti pubblici. La rete territoriale è oggi di buon livello, ma mi auguro che il tema dell’inclusione dei migranti possa entrare a far parte dei prossimi piani di zona distrettuali in quanto tema di grande importanza e attualità”.

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